LE AREE PROTETTE ITALIANE VERSO IL FUTURO: IL SISTEMA ARMA
Agli “Stati Generali delle aree protette italiane”, convocati per stimolare il confronto e per promuovere l’aggiornamento del quadro normativo che tenga conto delle grandi sfide ambientali, l’Arma ha presentato il proprio modello di gestione e tutela delle 150 tra Riserve Naturali Statali e territori demaniali. Un sistema del tutto originale, che ha radici antiche e che si proietta verso il futuro tra tutela, ricerca ed educazione ambientale
A dieci anni di distanza dal precedente incontro, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), in collaborazione con Federparchi-Europarc Italia, ha organizzato gli “Stati Generali delle aree protette italiane”, ai quali hanno partecipato oltre trecento esperti del settore per fare il punto sullo stato delle aree protette italiane e per avanzare proposte, sia legislative che concrete, alla luce delle molteplici esperienze maturate. Numerosa e qualificata la presenza dei rappresentanti istituzionali degli Enti Parco e delle aree protette, delle associazioni ambientaliste, dei rappresentanti dei Comuni e delle Regioni, del mondo della ricerca e delle Università, dei corpi militari impegnati nella tutela dell’ambiente. Ad arricchire il dibattito, i contributi politici di tutte le forze parlamentari, del Ministro Pichetto Fratin, del Sottosegretario La Pietra e dei Ministri Santanchè e Musumeci.

L’evento si è aperto con l’intervento del Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), Claudio Barbaro, delegato alle aree protette, che ha evidenziato, tra l’altro, come questi territori rappresentino non solo la via preferenziale per tutelare una ricchezza di biodiversità, animale e vegetale, che non ha eguali in Europa, ma che debbono costituire anche un motore per lo sviluppo sostenibile delle comunità, comprese quelle contigue. È stata anche annunciata la prossima pubblicazione dell’elenco ufficiale delle aree protette: fermo al 2010 a quota 871, a breve vedrà la luce con una lista di 1.049 aree protette, delle quali 24 Parchi Nazionali.
Gli interventi presenti nel nutrito programma hanno confermato la necessità di “fare rete” tra tutti i soggetti interessati, che spesso non dialogano fra di loro: ciò soprattutto al fine di analizzare e proporre aggiornamenti per la “Legge quadro sulle aree protette” del 1991, basilare strumento di stimolo e unificazione, ma che va rivista in relazione a nuovi impegni internazionali e sfide globali, quali la crisi climatica. Vari aspetti della legge sono stati, infatti, analizzati e discussi, focalizzando l’attenzione sulla farraginosità e lentezza nell’approvazione dei documenti programmatici e regolamentari. Anche la ridotta disponibilità di risorse finanziarie e umane è stata evidenziata quale limite per un corretto svolgimento della gestione delle aree protette, in particolare di quelle marine che presentano maggiori criticità. È inoltre emerso, più volte, lo scollegamento tra le aree protette e le comunità che in esse vivono e lavorano, che spesso considerano le stesse come un fardello e una limitazione ai propri diritti e che non sono coinvolte nei processi decisionali.
IL MODELLO ARMA

Il Comando delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, per il tramite del Comando per la Tutela Forestale e dei Parchi, ha rappresentato il qualificato contributo e impegno che storicamente i Carabinieri Forestale assicurano per la salvaguardia di tutte le aree protette nazionali e internazionali presenti nel nostro Paese, compresi i siti della Rete Natura 2000.
Tra gli interventi, anche quello del Gen. D. Antonio Danilo Mostacchi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela della Biodiversità, che ha richiamato le funzioni essenziali svolte dai Carabinieri Forestale: vigilanza ambientale, conservazione della biodiversità, contributo al contrasto del dissesto idrogeologico, nonché allo sviluppo sostenibile.
È stata illustrata la rete delle 130 Riserve Naturali Statali e dei 20 territori demaniali gestiti dai Reparti Carabinieri Biodiversità, con un’estensione di 140.000 ettari, che rappresenta il nucleo storico da cui si è sviluppato il sistema delle aree protette italiane. Le Riserve sono aree di estensione limitata, distinte in varie tipologie a seconda delle priorità protezionistiche, che presentano una pregevolezza significativa dal punto di vista ecologico e paesaggistico, nonché sotto il profilo scientifico, conservando aspetti peculiari di determinati territori che richiedono necessariamente un regime speciale di tutela e di gestione, affinché si possa garantire:

- la conservazione di specie animali e vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotipi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici, idrogeologici ed ecologici;
- l’applicazione di metodi di gestione o recupero ambientale che consentano l’integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
- la promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, oltre che di attività ricreative compatibili;
- la difesa e ricostituzione degli equilibri naturali.
Un modello di gestione del tutto originale, risalente al 1910, che vide la formalizzazione della maggior parte delle Riserve Statali negli anni ’70 del secolo scorso, adottato prima dal Corpo forestale dello Stato, e oggi dall’Arma dei Carabinieri. Alla Benemerita è stata affidata l’amministrazione di questi territori demaniali, che ha consentito nel tempo di preservare e rendere unico il patrimonio delle Riserve Naturali italiane, grazie a una visione di insieme posta alla base della programmazione e pianificazione degli interventi attivi, alla disponibilità degli strumenti e delle risorse necessarie, nonché al possesso di un nutrito bagaglio di conoscenze e competenze tecniche associati al l’esperienza degli operatori sul territorio. A tali fattori, si affianca il complementare, ulteriore e fondamentale supporto per la protezione delle Riserve Naturali, che è rappresentato dalla garanzia della costante attività di presidio e sorveglianza delle aree tutelate, assicurato dai Carabinieri Forestale che operano nei territori naturalistici più preziosi del Paese. Questo sistema, che garantisce flessibilità e massima prossimità sui territori da gestire, rappresenta un unicum in cui l’unitarietà consente visioni e progettazioni ad ampia portata e collaborazioni con enti e istituzioni nazionali e internazionali, integrandosi perfettamente con i quasi 1.000 presidi dell’organizzazione forestale e con quelli territoriali.
SCRIGNI DI BIODIVERSITÀ

Questi territori continuano a essere gestiti con professionalità e metodi che uniscono tradizione e innovazione, tanto da rappresentare un modello gestionale in economia diretta, unico nel suo genere. Tale aspetto risulta di particolare rilevanza per la “Strategia europea per la Biodiversità per il 2030” che prevede, tra l’altro, la protezione del 30% delle superfici marine e terrestri dell’Unione europea e tra queste la costituzione, nella misura del 10%, di zone soggette a “protezione rigorosa”, delle quali potrebbero sicuramente far parte le Riserve Naturali dello Stato, custodite dai Carabinieri Forestale.