Dai minorenni che filmano le atrocità ai video fake di salvataggi. La sofferenza degli animali è diventata spettacolo e business online. L’attività dell’Arma dei Carabinieri e delle associazioni per contrastare il fenomeno.
Animali maltrattati e uccisi: in Italia nei primi 11 mesi del 2024 si sono registrati meno casi ma più gravi, sempre più spesso a opera di minorenni, gran parte dei quali filma la cattiveria e la riversa su chat e social, non di rado fra risate e incitamenti a una violenza ancor più brutale. In generale, fra il 1° gennaio e il 1° dicembre dello scorso anno l’Arma dei Carabinieri ha perseguito 3.940 reati contro gli animali: 924 uccisioni, 1.153 casi di maltrattamenti, 1.036 di omessa custodia e malgoverno e 13 di traffico illecito di animali da compagnia.
Le fattispecie del raccapriccio sono le più disparate: su internet un adolescente si è fatto riprendere mentre scaraventava un gattino giù da un ponte a Lanusei, fra le risate dei coetanei. E poi ci sono le immagini del cane legato e bruciato vivo dal suo proprietario a Palermo, un altro nel Casertano filmato mentre urla di dolore per le violenze subite. Ancora: caprette tramortite a calci, scimmiette umiliate e derise, animali selvatici seviziati o cani gettati in arene da combattimento all’ultimo sangue.
UN ANNO DI ABUSI

In occasione dell’ultima Giornata internazionale per i diritti degli animali, l’Ente nazionale per la loro protezione (ENPA) ha diffuso i numeri relativi a maltrattamenti e uccisioni in Italia nel 2024, raccolti in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri.
Se da un lato i reati perseguiti dalla Benemerita mostrano un calo rispetto agli anni precedenti (3.940 contro i 4.318 del 2023 e i 4.697 del 2022), dall’altro emergono segnali di maggiore gravità. ENPA, tra l’altro, ha registrato un significativo aumento delle richieste di riconoscimento della pericolosità sociale (dal 5% del 2023 al 19,5% nel 2024). I maltrattamenti hanno coinvolto minorenni nel 5% dei reati segnalati, spesso proprio quelli contraddistinti da crudeltà particolarmente elevata. Sono stati colpiti in prevalenza cani (44,83%), gatti (20,69%) e ovini (13,79%).
I Carabinieri hanno arrestato 18 persone (nel 2023 erano state 32), denunciandone 1.139 e sanzionandone 1.910 per un ammontare complessivo di 973.553 euro.

Sul fronte degli illeciti amministrativi, sono stati effettuati 2.199 accertamenti e 39 sequestri. In quanto reato, il maltrattamento di animali ha per sede naturale il codice penale. L’abbandono di pet o animali avvezzi alla cattività è trattato dall’articolo 767, mentre nel 2004 sono stati introdotti gli articoli 544 bis sull’uccisione di animali e 544 ter sul loro maltrattamento. Questi ultimi due segnano un salto di qualità rispetto al resto della normativa nazionale di settore: il legislatore qui parla, infatti, di “caratteristiche etologiche” dell’animale, sottraendolo dunque alla mera stregua di proprietà che ne caratterizza altrove la posizione.
FOLLOWER DELL’ORRORE
PER AFFARI DA CAPOGIRO
Quando corrono in rete, replicando gli abusi potenzialmente all’infinito, i crimini contro i senza voce alimentano il business sotteso a like e click sui profili individuali e sulle piattaforme. “I contenuti di crudeltà assumono molte forme, dalla sofferenza degli animali causata involontariamente o per ignoranza fino alla crudeltà intenzionale, creata appositamente per ottenere riconoscimenti”, spiegano dalla Social Media Animal Cruelty Coalition (SMACC) nel rapporto Making Money from Misery (“Fare soldi dalla miseria”).

Le cifre sono da capogiro. Monitorando 3 piattaforme per 13 mesi, SMACC ha censito 5.480 filmati visualizzati 5.347.809.262 volte in totale. A un tal ritmo, secondo l’organizzazione, in soli 3 mesi del 2020 dalla condivisione di video con abusi su animali, i singoli creatori di contenuti fai da te hanno ottenuto introiti per circa 15 milioni di dollari.
SOCCORSI PER FINTA
Ma c’è una forma di maltrattamento inaspettata, e su cui invece ancora la SMACC ha puntato i riflettori con un rapporto dedicato: si tratta dei video fake su soccorsi organizzati a bella posta, mettendo prima di proposito in pericolo gli animali, o facendo loro del male. Sui social i filmati con azioni di salvataggio di animali feriti o in difficoltà riscuotono valanghe di like, visualizzazioni e condivisioni che fanno lievitare gli incassi. Non solo: “Molti creatori di finti salvataggi chiedono donazioni agli spettatori con la scusa di aiutare gli animali”, si legge nel report di SMACC Spot the scam: unmasking fake animal rescues (“Individuare la truffa: smascherare il falso salvataggio degli animali”). Il fenomeno non è affatto secondario. Gli esperti dell’associazione hanno trovato oltre 1.000 link in sei settimane, visualizzati 572.013.959 volte e con protagonisti soprattutto gatti (42%), seguiti da primati, cani, serpenti e tartarughe. Nel 21% dei casi, i creatori del contenuto chiedevano donazioni. I temi più comuni in repertorio? “Trovato abbandonato” (30,6%), “salvato” perché intrappolato o bloccato (28,1%) o dall’attacco di soggetto terzo (15,7%).
DA OVIDIO AI PROFILER:
LA VIOLENZA PROPEDEUTICA

Dai reati contro gli animali a quelli contro le persone, il passo non è scontato, ma frequente: “Gli atti di maltrattamento verso gli animali sono spesso preludio a comportamenti antisociali più ampi”, afferma la Presidente dell’ENPA Carla Rocchi. La considerazione è condivisa dai più moderni profiler, dall’FBI all’Associazione Link Italia.
L’Arma dei Carabinieri ravvisa nella violenza contro gli animali un indice di pericolosità sociale, e l’American Psychiatric Association ha affermato con chiarezza come gli atti di crudeltà verso gli animali, soprattutto se perpetrati in giovane età, siano forti predittori di successive condotte aggressive.
Ma il concetto di violenza propedeutica affonda le sue radici nella notte dei tempi. In era precristiana, Publio Ovidio Nasone scrisse che “Saevitia in bruta est tirocinium crudelitatis in homines”: “La crudeltà su animali è tirocinio per quella verso gli umani”. La probabilità del “salto di specie” della violenza è paventata anche da Tommaso d’Aquino in epoca medievale. Riferito ai bambini, nel 1693 John Locke, nel suo trattato “Some Thoughts Concerning Education” asseriva che “l’abitudine di tormentare gli animali indurisce le loro menti” e che “chi si diletta nelle sofferenze e nella distruzione delle creature inferiori non sarà suscettibile di provare compassione per i propri simili”. Immanuel Kant più tardi sentenziò: “L’uomo deve mostrare bontà di cuore già verso gli animali, perché chi usa essere crudele verso di essi è altrettanto insensibile verso gli uomini. Si può conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui tratta le bestie”.